

LA CIVILTÀ IDRAULICA _ LUIGI VANVITELLI E CARLO AFAN DE RIVERA
Nel corso della storia gli interventi di bonifica hanno rappresentato i segni più tangibili della civiltà che si adopera per organizzare al meglio il territorio abitato e per ricavare fonti più sicure di ricchezza; tra i vari interventi di cui si sarebbe dovuto comporre il progetto di bonifica del Tavoliere di Puglia, ve n’è uno parzialmente realizzato, che riguarda la bassa Valle dell’Ofanto. Infatti, proprio questa zona è caratterizzata dai segni del paesaggio: dissesti causati dal regime torrentizio dei fiumi che la attraversano e la presenza della zona umida costiera costituita dal sistema di acque salmastre delle saline di Stato di Margherita di Savoia, già Regie Saline di Barletta.
Le saline e l’Ofanto rappresentano il contributo discreto di Vanvitelli alle trasformazioni idrauliche che di lì a poco prenderanno il via, con i progetti di bonificamento dell’ingegner Carlo Afan de Rivera. Quando Vanvitelli giunge alle saline nel 1754, il ciclo produttivo del sale risulta essere molto alterato; svolse quindi un’indagine precisa la quale lo portò alla conclusione che le continue inondazioni del fiume Ofanto, i traboccamenti del Lago Salpi e l’insufficiente afflusso d’acqua, soprattutto nei mesi estivi, compromettevano il funzionamento della salina, e prefissò i seguenti disagi come obiettivi da perseguire. Tutte le soluzioni apportate da Vanvitelli erano tese a sfruttare ciò che già esisteva per, innanzitutto risparmiare utilizzando le strutture esistenti, e in secondo luogo per la rapidità d’esecuzione che ne derivava. Il risultato è un’architettura che ridefinisce lo spazio dando una nuova identità a tutto il territorio circostante.
Successivamente il governo affida al direttore del Corpo di Ponti e Strade, Carlo Afan de Rivera, il compito di redigere il progetto per la bonifica della zona. Tale progetto mirava, fondamentalmente, a servirsi delle torbide degli undici fiumi presenti nelle vicinanze, dei quali, solo l’Ofanto presentava una portata d’acqua rilevante anche durante la stagione estiva, per colmare le zone esterne del lago di Salpi e delle zone paludose ad esso circostanti. In questo modo avrebbe comunque mantenuto il lago, sebbene in dimensioni ridotte, consentendogli il ristabilirsi della originaria attività di pesca. Contemporaneamente, avrebbe ottenuto anche il vantaggio di contrastare il contrabbando di sale, date le nuove ridotte dimensioni, rispetto alle originarie ventisei miglia, in modo tale da organizzare, più semplicemente, un servizio di sorveglianza. Il piano fu realizzato solo in parte, inoltre ciò che fu realizzato diede un vantaggio momentaneo; il fallimento fu dovuto all’incuria dei proprietari non solo dei fondi rustici circostanti il lago, ma anche i vari personaggi che si sono succeduti nel possesso e gestione dello stesso.
Il destino del lago di Salpi si compirà solo nel corso del XX secolo, quando sarà gradualmente colmato per fare posto ai successivi ampliamenti della salina di Stato, e del neonato comune di Margherita di Savoia, che aveva sostituito l’originaria denominazione di Regina salina di Barletta.
(Ieva B., Iacoviello M. “I segni di una lunga durata nel paesaggio della Valle dell’Ofanto” in “Canosa. Ricerche Storiche 2007”, a cura di Liana Bertoldi Lenoci, Edizioni Pugliesi, Martina Franca, febbraio 2008)

(Particolare del progetto di bonifica del Lago Salpi sul versante meridionale; autore Sergio Pansini; 1848 (A.S.F., Piante topografiche progetti di lavoro, atl. 12, cc. 18-19).