L’Ambito della valle dell’Ofanto interessa il territorio di tre Regioni, Puglia, Basilicata e Campania; nello specifico, è costituito da una porzione ristretta di territorio che si estende parallelamente ai lati del fiume, in direzione SO-NE, lungo il confine che separa le provincie di Bari, Foggia e Barletta-Andria-Trani, e le provincie di Potenza e Avellino. Per questo motivo sono stati consultati i seguenti documenti, il PPTR della Regione Puglia, il PTCP della provincia di Barletta-Andria-Trani e il Paesaggio del Piano Paesaggistico della Regione Basilicata, per poter redigere una descrizione complessiva e sintetica di quest’area, ampliamente diversificata nel paesaggio.
L’Ofanto, il più lungo fiume che sfocia in Adriatico a sud del Po, attraversa nel suo corso inferiore il territorio pugliese, da Rocchetta Sant’Antonio alla foce, compresa tra i comuni di Barletta e Margherita di Savoia. Le figure territoriale che caratterizzano l’Ambito sono la “La basse valle dell’Ofanto”, “La Media valle dell’Ofanto” e “La valle del Torrente Locone”. La bassa valle presenta significative sistemazioni arginali che racchiudono l’alveo fluviale. Il profilo morfologico dell’area è asimmetrico, con un versante più acclive sulla destra idrografica e più dolce sulla sinistra, dove si affaccia il centro di San Ferdinando di Puglia. Proseguendo verso la foce il paesaggio cambia: i profili della valle si abbassano fino a confondersi con la piana costiera, il fiume si allarga e il mare diventa il fattore determinante del nuovo assetto agricolo-vegetazionale. La media valle è contraddistinta da elementi di maggiore naturalità, sia per quanto riguarda la vegetazione ripariale, sia per quanto riguarda l’alveo fluviale. Il profilo asimmetrico si inverte: a destra si apre la valle, mentre a sinistra è presente il versante più acclive, il cui riferimento scenografico significativo è l’Acrocoro di Madonna di Ripalta. La valle del Torrente Locone rappresenta la diramazione della valle fluviale dell’Ofanto verso quella del Bradano, nel territorio lucano. Il paesaggio fluviale è segnato dal torrente Locone (principale affluente del fiume Ofanto) e da altri sistemi carsici confluenti, che presentano ambienti naturali caratterizzati da pseudosteppe e da vegetazione erbacea, basso arbustiva o talvolta in formazione di macchia mediterranea.
L’ambito dell’Ofanto risulta essere estremamente produttivo, ricco di colture arboree e di seminativi irrigui, infatti, la vocazione del territorio alla produzione agricola si evince dalle vaste aree messe a coltura che arrivano ad occupare anche le aree di pertinenza fluviale e le zone golenali.
Una caratteristica specifica del territorio è la labilità dei suoi confini che assumono connotazioni diverse, infatti, è possibile incontrare alcune singolarità interessanti. In particolare, verso il Tavoliere la tipologia rurale prevalente è legata alle colture seminative caratterizzate da un fitto, ma poco inciso, reticolo idrografico. Risulta più netto il confine con il territorio dell’Alta Murgia, reso più evidente dalle forme del rilievo che definiscono profili rurali più articolati, tra cui mosaici agro-silvo-pastorali che si alterano a vigneti e oliveti di collina. Uno dei tratti fluviali di maggiore importanza, con vegetazione ripariale evoluta, è quello corrispondente al tratto di Ripalta nel comune di Cerignola. Si tratta di una grande parete di arenaria scavata dal fiume con alla base un tratto fluviale ben conservato. In questa zona sono presenti anche due bacini artificiali, quello di Capaccioti e quello del Locone. Il paesaggio rurale pericostiero, invece, si articola attraverso una rilevante presenza di orti costieri: questo mosaico agricolo è caratterizzato da una fitta trama a vigneti, frutteti e oliveti.
Tale ambito si connota come “terra di transizione” tra il sistema sei centri doppi del nord barese, (Barletta e Canosa) e la città di Cerignola, avamposto del sistema murgiano ed ultima diramazione a sud-ovest della pentapoli di Foggia. Effettivamente, solo la città di Canosa presenta un forte legame con la valle, dalla quale è visibile anche a distanza, localizzandosi sull’innalzamento dell’altopiano murgiano. A questo sistema insediativo principale si sovrappone un sistema minuto di masserie storiche, situate in posizione sopraelevata sui primi rialti delle Murge, e collegate alla valle dell’Ofanto da una serie di strade secondarie che si innestano sulla strada delle Saline, l’antico percorso di connessione che costeggia l’Ofanto in riva destra.
Ai lati della foce, si estendono per alcuni chilometri spiagge sabbiose, un tempo bordate da cordoni dunari che nel corso del tempo sono stati in parte spianati per ottenere aree coltivabili oppure, come nel caso dell’area limitrofa all’abitato di Margherita di Savoia, artificializzati a protezione delle aree umide retrodunari, a loro volta trasformate in vasche per la produzione del sale. La stretta fascia costiera, che si estende dalla foce del Carapelle a Barletta, è caratterizzata dalla serialità di orti irrigui, a lotto stretto e allungato, denominati “arenili”, i quali formano una vasta distesa di campi perfettamente livellati, cosparsi di case e capanne. Degno di menzione appare il sistema ofantino delle torri a costiera di difesa, tra le quali spicca la Torre Ofanto, in territorio barlettano.
Il paesaggio storico del fiume Ofanto ha un grande valore culturale e percettivo per il suo essere stato immortalato da pittori di paesaggio, tra i quali spicca per fama il barlettano De Nittis; il fiume, le sue rive, le aree palustri circostanti animano diversi quadri della pinacoteca di Barletta.
La Bassa valle dell’Ofanto mostra un rilevante interesse paesaggistico e storico. Sono ancora evidenti i segni storici della più importante area della trasformazione produttiva realizzata a partire della metà dell’Ottocento, con l’impianto del vigneto e la crescita dell’oliveto, a cui si è aggiunto l’impianto del frutteto. Il fiume, completamente attanagliato dal geometrico appoderamento dei coltivi è percepibile nella serpentina di vegetazione ripariale che taglia la piana. Verso la valle del Torrente Locone il paesaggio cambia, gli olivi lasciano il posto alla coltura del seminativo estensivo, e alle pendici del costone murgiano.
È molto interessante come a questa specifica condizione paesaggistica si affianchino altri contesti con altrettante forme di valore, come: i paesaggi della trasformazione tra ruralità e naturalità caratterizzati dal ruolo costante dell’azione antropica di strutturazione dei sistemi di controllo delle acque salate e dolci, il cui centro maggiore è l’abitato di Margherita di Savoia. L’insieme possiede un valore fortemente identitario in cui l’ambiente naturale interagisce con le logiche industriali e produttive. Altro esempio possono essere i paesaggi della transizione, che si localizzano lungo il gradiente tra i contesti costieri e quelli dell’altopiano murgiano, dove più forti diventano le relazioni con il margine fluviale ofantino e della valle del Locone e la localizzazione strategica dei centri urbani. O anche i contesti lucani ricchi di biodiversità dovute all’esemplare diversificazione del paesaggio, dalle montagne ai prati.
L’area si estende alle pendici del Monte Vulture, antico vulcano ormai spento, che comprende i comuni di Atella, Barile, Ginestra, Melfi, Rapolla, Rionero in Vulture, Ripacandida, Ruvo del Monte e San Fele, tutti appartenenti alla Provincia di Potenza. A rendere unica quest'area è la sua ricchissima biodiversità, dovuta alla varietà dell'ecosistema e ai differenti climi delle quote altimetriche, concentrata in un territorio ristretto.
La forma originaria del vulcano è stata successivamente modificata per il lento effetto dei processi tettonici e morfogenetici. Così i versanti del vulcano sono stati scolpiti in ampie vallate e gole profonde, mentre i detriti trasportati dai ruscelli hanno colmato ampie depressioni vallive.
A 650 metri di altezza si incontrano i due laghi di Monticchio, il Lago Grande e il Lago Piccolo, due specchi d'acqua naturali comunicanti tra loro e dalle acque color verde smeraldo.
Il territorio è un semianfiteatro delimitato dai margini della catena appenninica dominata dal monte Vulture e la parte dell’ampia depressione della fossa bradanica orientata orientata NO-SE, percorsa dal fiume Bradano.
I segni del patrimonio naturale e forestale si intrecciano nella suggestiva ondulazione dei vasti seminativi punteggiati da roverelle isolate. Nell’alta fascia collinare e montana, permangono le ampie boscate dei querceti. La scarsità degli insediamenti, l’ampiezza delle colture dei seminativi, la presenza degli alberi isolati e delle siepi, l’alternarsi di ambienti diversi, oltre a rappresentare un quadro di elevato valore estetico, creano nel territorio un ambiente favorevole alla sopravvivenza della ricca fauna presente nell’area.
Il patrimonio insediativo è costituito della struttura gerarchica di origine medioevale che ha come fulcro gli abitati posti sulla sommità dei rilievi montanari e collinari, da cui si irradiano i tracciati viari. Nella vasta area centrale delle colline si innesta una costellazione rarefatta di iazzi, fontane, cappelle e masserie rurali. Nel territorio permangono le tracce della fitta rete tratturale della transumanza che ha scandito i ritmi ed i passaggi dei pastori delle montagne appenniniche alle pianure pugliesi.