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IL BRIGANTAGGIO NELLA VALLE DELL’OFANTO

Febbraio 09, 2022

IL BRIGANTAGGIO NELLA VALLE DELL’OFANTO

Il brigantaggio quale manifestazione organizzata di violenza e di criminalità era all’ordine del giorno su tutte le strade maestre e a tutti i paesi e non risparmiarono neppure le provincie pugliesi. A causa del brigantaggio il commercio subì un brusco arresto e i campi rimasero incolti per lunghi periodi; la situazione richiedeva la necessità di prendere urgenti provvedimenti. Per questo motivo il generale Nugent affidò nel 1817 il comando della sesta divisione militare delle provincie di Bari e Lecce a Riccardo Church, che a Barletta si procurò il grado di comandate della divisione militare operativa per cercare di incastrare la banda del brigante Vardanelli.

Tra Ascoli Satriano e Candela il 21 settembre del 1862, ci fu un violento scontro tra briganti e soldati di fanteria, costretti da quest’ultimi a nascondersi in una casa rurale successivamente data in fiamme. Feroci condanne a morte furono inflitte a briganti e brigantesse, senza un processo.

Per la grave carestia del 1860, anche Barletta fu nuovamente attraversata da violenti tafferugli. La reazione che ne seguì fu un’aspra rappresaglia contro colpevoli e innocenti. Barletta fu una delle prime città ad aderire alla “Sottoscrizione nazionale per le vittime del brigantaggio”; questa risarciva i numerosi contadini derubati, rapiti o malmenati dai briganti della zona.

Questo fenomeno interessò anche il comune di Montemilone, in Basilicata, nella media Valle dell’Ofanto. Nel territorio di quest’ultimo, nel 1861 presso la masseria Quinto, vi fu un violento scontro tra il Maggiore d’Errico e una banda di briganti. Ancora oggi esiste sul posto del pozzo, detto “pozzo dei briganti”, tomba dei rivoltosi che morivano negli agguati.

(BIC PUGLIA SPRINDF, “Ofanto. Progetto integrato per la salvaguardia e la valorizzazione ambientale della foce del fiume Ofanto”, Aprile 2004)