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CAPOSALDO CITTIGLIO A BARLETTA

Febbraio 09, 2022

CAPOSALDO CITTIGLIO A BARLETTA

Si tratta di una ex postazione militare, una delle quattro fatte costruire dal colonnello Francesco Grasso per permettere alle truppe italiane della seconda Compagnia di frontiera di avere il controllo sul fiume Ofanto e respingere l’avanzata dei tedeschi del 12 settembre del 1943. Il Caposaldo è riconosciuto come uno dei simboli della Resistenza del Sud Italia. Uno degli ultimi testimoni, il Tenente Gianni Ghersi, in un’intervista di qualche anno fa, pubblicata sul sito del “Comitato Pro Canne”, affermava che «il Caposaldo era una munita postazione militare che faceva perno sul ponte che allora attraversava un Ofanto pescoso. Un presidio in un punto strategico perché tutti dovevano passare su quel ponte per andare da nord a sud. Quattro torrette di avvistamento divise nei quattro angoli del perimetro che, secondo il progetto originale, doveva circondare tutta la zona che si trovava verso la foce dell’Ofanto».

(Margherita News24.city pubblicato il 21 febbraio 2018 da Arianna Crudele, https://margherita.news24.city/2018/02/21/caposaldo-cittiglio-la-storia-abbandonata-tra-i-rifiuti/ )

Sistema difensivo della seconda guerra mondiale postazione caposaldo circolare controcarri

Tra il 1941 ed il luglio 1943 sul a base di un ipotizzato sbarco alleato furono costruite nell’isola numerose fortificazioni. La maggior parte di queste è di tipo «a caposaldo» centro di resistenza composto da più unità (ospitanti mitragliatrici o cannoni controcarri) per la maggior parte distanti dal mare su rilievi o lungo le direttrici che dalle zone di sbarco edificate n posizione strategicamente utile a rallentare l’avanzata del nemico in attesa di un contrattacco. Essi erano numerati con caratteri romani. In particolare quello di Barletta era l'unico caposaldo edificato, poiché nelle intersezioni delle strade principali, c'erano postazioni mobili. Lo stesso si trovava in un fondamentale punto strategico sulla direttiva tra Barletta e Foggia a protezione o ostacolo del ponte borbonico cui affluisce il fiume Ofanto, la ferrovia e il Regio Tratturo (una delle principali vie d'accesso alla città). Le sue dimensioni facevano del Caposaldo denominato Cittiglio (nome di un comune in provincia di Varese), un vero baluardo: era innanzitutto racchiuso in reticolati con poche vie d’accesso e protetto da nord a sud con armamenti leggeri e pesanti con tanto di deposito munizioni, accampamento protetto del Comando Tattico e diversi punti di osservazione lungo i fronti. Al Caposaldo Cittiglio erano presenti sottufficiali del Regio Esercito Italiano e soldati di truppa, nonché un drappello facente parte alla Milizia Volontaria alla Sicurezza Nazionale (Camice Nere). ll Caposaldo ebbe come battesimo del fuoco il giorno 12 settembre in cui le truppe tedesche oltrepassarono il caposaldo. In questo luogo ci furono vittime sia italiane che tedesche. Il Caposaldo ed il Ponte borbonico fecero nuovamente notizia il giorno 24 settembre durante la ritirata dei soldati nazisti, inseguiti da un plotone di bersaglieri in bicicletta e dalle truppe Alleate. I tedeschi per rallentare l'inseguimento fecero brillare il ponte, azione poco rilevante per i genieri Alleati, che nel giro di pochissimo tempo lo riaprirono utilizzando delle zattere galleggianti che univano i due margini del fiume. Il tutto rimase così come lo lasciarono gli Alleati fino agli anni '50 poiché era l'unico passaggio del fiume. Con la ricostruzione del dopo-guerra ed il piano Marshall fu costruito il nuovo ed attuale ponte che sovrasta l'Ofanto, mentre quello borbonico restò nell'oblio della Memoria di ciò che fu. Negli anni ottanta durante la costruzione della S.S.16 bis, buona parte del Caposaldo fu demolita. Oggi a testimonianza del tempo ormai passato, è rimasto una casamatta ed un muro ad arco dove veniva posizionato il semovente 42/37.
Si ringrazia per la gentile concessione il Presidente A.N.M.I.G./A.N.C.R. Graziano Ruggiero